Ponte di Ronchi
Questa imponente struttura, edificata molto probabilmente a cavallo tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., costituiva un importante snodo della viabilità antica nel territorio.
Dalle fonti storiche sappiamo che i suoi resti furono portati alla luce per la prima volta intorno al 1688 nei pressi della chiesa di San Lorenzo di Ronchi, durante lavori di escavazione della ghiaia.
Gran parte dei blocchi di pietra che ne costituivano gli elementi strutturali furono rimossi nel corso dei secoli per essere in parte reimpiegati come materiale edilizio, ad esempio nel campanile della scomparsa chiesa di San Poletto a Monfalcone, o in quello della chiesa di Campolongo; altri blocchi, ancora oggi visibili, furono collocati come elementi decorativi, sul muro di cinta della villa De Dottori a Ronchi dei Legionari.
Oggi nulla rimane visibile del ponte in situ; tutto quello che conosciamo della sua conformazione e dei materiali di cui era costituito ci viene dall’analisi dell’ingente quantità di bocchi di pietra riutilizzati o ammassati in prossimità dell’area in cui esso sorgeva.
La struttura, lunga oltre 200 metri, era alta tra gli 8 e i 10 metri, ed era sostenuta da sei piloni; attraversava un antico ramo dell’Isonzo, oggi scomparso, che correva ai piedi del Carso.
In età romana, ma in un momento che non è possibile precisare, il ponte venne ristrutturato: a questo scopo furono impiegate lapidi o parti di monumenti funerari, databili entro la prima metà del I secolo d.C., provenienti probabilmente da vicine necropoli che erano situate come di consueto lungo le vie di comunicazione.